La Commissione, presa in esame la figura di alcuni eminenti studiosi stranieri e il loro contributo alla Storia della Letteratura italiana, dopo approfondita discussione, si è particolarmente soffermata sull’attività di André Pézard, appassionato italianista ed eminente cultore di studi danteschi, la cui opera spicca indubbiamente per la serietà dell’impegno storico-culturale che è alla base del metodo, nonché per la densità dei contributi specificamente dedicati ai primi secoli delle nostre lettere e al nostro maggior poeta.
Tale attività (se vogliamo prescindere dai numerosi e notevoli articoli dedicati allo studio di aspetti particolari della cultura medievale e dantesca, oppur vòlti a problemi di esegesi puntuale) si è venuta determinando nel tempo in due direzioni fondamentali: una di stimolante (anche là dove può dar luogo a qualche dubbio) accertamento testuale, che muove dal volume Le Convivio de Dante. Sa lettre et son esprit, Parigi 1940, e giunge, attraverso una mai intermessa riflessione critica, ai densi volumi intitolati La Rotta Gonna. Gloses et corrections aux textes mineurs de Dante, Firenze 1967, 1969; l’altra di ricerca latamente storico-culturale e insieme interpretativa, intesa come una personale ed impegnata rilettura dell’intera opera dell’Alighieri alla luce di vaste ricerche originali, vòlte a cogliere e lumeggiare, spesso anche contro l’interpretazione vulgata, aspetti e momenti della poesia e della personalità dantesca.
Dal volume Dante sous la pluie de feu, Parigi 1950, alle numerose e sempre ricche Lecturae Dantis, non v’è pagina del Pézard che non porti un contributo nuovo a problemi dibattuti della critica dantesca, frutto sempre di dottrina e di ricerche personali, di indagini su testi e filoni della cultura medievale meno noti, e quindi utile in ogni caso allo storico delle nostre lettere, anche quando non si ritenga (come nel caso del citato volume Dante sons la pluie de feu) di accettarne tutte le proposte ermeneutiche e le conclusioni critiche.
Questi due filoni di interessi, a giudizio della Commissione, si sono perfettamente fusi nella lettura e nella chiosa della monumentale traduzione di tutte le opere di Dante, compiuta dal Pézard in occasione del settimo centenario della nascita del poeta (Oeuvres complètes de Dante, Parigi 1965): opera di alto impegno divulgativo, e insieme insigne per la profonda dottrina, nonché rilevante per la fervida inventività verbale cui si è affidato il traduttore, pur sempre appoggiandosi validamente alle conclusioni del filologo e del critico.
Tale opera ha sicuramente un rilievo particolarissimo nella storia degli studi danteschi; ma tutta l’operosità del Pèzard, oltre che la sua stessa complessiva personalità di uomo e di maestro (prima a Lione, poi alla Sorbona, infine al Collège de France) lo rendono, a giudizio unanime della Commissione, degno della più alta considerazione.